giovedì 17 dicembre 2015

Quando una maestra non fa un lavoretto

Scuola dell'Infanzia, interno giorno, inizio di dicembre.
L'aria comincia a fremere, gli animi a ribollire: il Natale è alle porte e dobbiamo preparare il lavoretto! Natale, infatti, è uno di quei momenti dell'anno nel quale il lavoretto trova la sua massima concentrazione.
Le possibilità su cui far ricadere la scelta sono svariate e riguardano le principali figure natalizie: babbo natale, albero e Natività sono sul podio, seguiti da pupazzi di neve, angioletti, omini di pan di zenzero, renne. 
Anche i colori sono quelli tradizionali: molto rosso, parecchio verde, qua e là, come una nevicata, un po' di bianco. 
Fatta la scelta della figura natalizia, quale tipo di lavoretto scegliamo?


 © Cecilia Ramieri

Come lo completiamo?


 © Cecilia Ramieri


Come abbiamo già visto qui, per quanto buffo, simpatico, ben fatto il lavoretto è per definizione, e senza offesa alcuna, l'assemblaggio di pochi o tanti pezzi, solitamente scelti e preparati da qualcun altro, che non lascia spazio a sperimentazione e ricerca.
Ne consegue che il prodotto finale, di tutta una classe, sarà più o meno questo


 © Cecilia Ramieri

Ma non sempre, non in tutte le scuole, le cose vanno così. 
Da ottobre progetto e conduco Laboratori Metodo Bruno Munari® in una scuola della mia città che per prima (e al momento unica) ha voluto un Laboratorio Permanente Metodo Bruno Munari®.
Con questi bambini ho scelto di partire da un laboratorio base di Munari: il segno. 
Abbiamo sperimentato i segni diversi con diversi strumenti grafici, poi con le tempere, poi invertendo i colori: se prima erano strumenti neri su carta bianca poi sono diventati strumenti bianchi su carta nera. 
Un Laboratorio Permanente Metodo Bruno Munari® significa attenzione e ricerca che lavorano sulla continuità, e che sono in divenire e in ascolto. Di questo vi racconterò un'altra volta; è facile però intuire che tale impegno coinvolge pienamente le maestre che lavorano insieme a me in questo progetto. 
Curiosa e desiderosa di fare bene e meglio, Magdalena Lato, maestra del gruppo dei 5 anni, ha colto il senso della mia proposta sul segno ed è andata avanti. 
Ha chiesto ai bambini di provare a disegnare un albero di Natale cambiando lo strumento, il modo di usarlo, il tipo di segno. 
Ha scelto di dare ai bambini solo strumenti neri, ebbene si, anche se è Natale, perché i bambini si concentrassero sul segno e sul disegno invece che sul colore. 
In un secondo momento inviterà i bambini a comporre i loro alberi in un catalogo che sarà il regalo di Natale ai genitori (esattamente ciò che il lavoretto significa).

Vi invito a guadare con attenzione gli alberi di Natale di seguito, sono tanti, ma ne varrà la pena. Prendetevi un momento di respiro, proprio come gli alberi invitano a fare.
Osservate come certi strumenti portino a un segno grosso ed altri conducano al dettaglio.
Osservate come cambiando il tipo di segno cambi anche il tipo di albero. 
Osservate quanta diversità e ricchezza c'è in ogni fila, che corrisponde ad UN bambino. Quanti alberi ha fatto quel bambino, oltre a quello che già sapeva fare, che già faceva parte del suo immaginario e delle sue capacità, oltre allo stereotipo del solito albero verde? 






















venerdì 11 dicembre 2015

Quando una sperimentazione diventa riflessione: il catalogo

Ricordate quando vi ho parlato della sperimentazione dei segni?
A sperimentazione terminata la situazione è più o meno così.


Montagne di fogli nei quali i bambini hanno provato e scoperto in quanti modi si può usare una biro, o un tratto pen, o un pennello. 
Munari ci dice: « la sperimentazione non deve essere finalizzata, caso mai si finalizzeranno i risultati ». 
Quindi, come possiamo andare avanti?
Ci sono molti modi in cui un Laboratorio Metodo Bruno Munari® può continuare. 
Uno di questi modi è quello di costruire un catalogo. 

Il catalogo è "un elenco sistematico e ordinato di più oggetti della stessa specie (...) ».
Abbiamo sicuramente almeno due o tre cataloghi in casa, guardiamoci intorno. Da quello del negozio di arredamento, a quello dei giocattoli sul quale i bambini indicano i regali che vorrebbero per Natale. La famosa ditta di mobili Ikea lo ha distribuito porta a porta per anni, prima di diventare più al passo con i tempi (in termini di ecologia, di risparmio e di internet) e renderlo fruibile dal sito. La casa editrice Topipittori nel 2008 ha inventato un "Catologone" che è uno strumento di analisi e di lettura dei titoli che ogni anno propone. Negli anni successivi altre case editrici come Babalibri, Beisler, la Margherita Edizioni, Terre di Mezzo, Lo Stampatello, Panini si sono uniti in questo progetto dando vita ad uno strumento, sempre denominato "Catalogone" importantissimo per chiunque, dal bibliotecario al genitore, dal giornalista allo studioso,  voglia conoscere i libri illustrati. Questa meraviglia delle meraviglie è scaricabile gratuitamente

Catalogo Ikea, un vecchio catalogo di treni, Copertina di un Catalogo dei Topipittori e il catalogo dell'imbianchino!

Ma cosa vuol dire fare un catalogo con delle sperimentazioni realizzate in un Laboratorio Metodo Bruno Munari® ?
Significa prima di tutto rendere il bambino sensibile al concetto di catalogazione. Cosa vuol dire catalogare? Come si fa?
Dobbiamo attuare una scelta, darci un criterio per catalogare. 
Quali metodi di catalogazione conosciamo? 
Se pensiamo ad una biblioteca, come possono essere catalogati i libri?



Per autore, per genere, per ordine alfabetico, per lingua nella quale sono stati scritti. 
Nelle librerie per bambini li troviamo divisi per età, per temi, per autore, per illustratore. 

Fare un catalogo significa riguardare le proprie opere e attuare una riflessione su di esse. Come ho fatto a fare questo? Questo segno che strumento lo avrà fatto? Cosa mi piace e cosa no?
A questo punto i bambini sono liberi di trovare il loro criterio di catalogazione e di iniziare la scelta. Sono liberi di decidere cosa mettere sul catalogo e come farlo. 
Diventano i grafici e gli editori di sé stessi, scegliendo come comporre e come ordinare le loro opere. 

E' sorprendente vederli fare, ritagliare, disporre, ideare, sistemare, pensare, ripensare.
E' sempre chiarissimo il filo logico che seguono e quello che poi ti spiegano e ti raccontano.  

 Il fortissimo senso della composizione che hanno







L'idea che li guida


Catalogo di "cosa mi fa venire in mente" questo segno? Forse una scala? E sotto un mare? 

La loro capacità di scelta 


Catalogo ideato alternando un bianco e un nero

Copertina del catalogo: solo una striscia nera

Composizione della copertina che è scelta e capacità compositiva: un segno al centro, un segno su un angolo


Con i bambini più grandi il catalogo diventa anche uno strumento di conoscenza di diversi tipi di rilegatura e di riflessione sulle diverse forme che un libro può avere





E, infine, con gli adulti il prototipo -perché no?-  per un libro d'artista.






giovedì 3 dicembre 2015

Quelle rose nel'insalata

Rose nell'insalata è un laboratorio Metodo Bruno Munari® che amo particolarmente.
E' famoso fra le mamme: può occupare un pomeriggio invernale o una giornata con i bimbi ammalati, quando la domanda che regna sovrana è: che si può fare di bello?
E' famoso fra gli insegnanti; ricorda gli stampini con le patate, o con i tappi di sughero. 
La sua riuscita è assicurata, la resa massima.
Rose nell'insalata è un laboratorio che chiunque può fare. Esiste addirittura un libro che ne spiega lo svolgimento. Il sentire intorno a questo laboratorio è che sia un laboratorio facile. 

Rose nell'insalata l'ha inventato Bruno Munari.
Dico questa prima cosa per attribuirgli il dovuto merito e la certa  paternità, ma soprattutto perchè tale origine già ci lascia sottintendere una certezza: è un laboratorio semplice ma laddove semplicità è sinonimo di geniale, immediato, acuto, unico. 

E' scoprire una tecnica: quella della stampa. Dobbiamo avere un cuscinetto inchiostrato, che si chiama tampone, ed esercitare su questo una leggera pressione. Ora la parte inchiostrata potrà essere trasferita su un'altra superficie. 
Significa comprendere, o quantomeno avvicinarsi, al concetto di matrice, di inchiostrazione, di serialità.
Perché la stampa sia più pulita, più precisa, l'ortodossia del laboratorio direbbe di usare i tamponi con l'inchiostro, non la tempera. 




E' una sperimentazione: cosa cambia se taglio la verdura in punto diverso? E se mentre schiaccio la premo un po', se la ruoto, se...?
In quanti modo posso usarla? 


Porro da entrambi i lati

Un solo colore, tanti colori, inchiostrato ogni volta, inchiostrato solo una volta lasciando che il colore via via si scarichi. 

Porro


Zucchina in tanti colori

E' avvicinare i bambini alle regole della comunicazione visiva

Distinzione, addensamento, piccolo-grande

E' l'inizio di una riflessione sul concetto di texture

Sedano

Non è un laboratorio facile; non è un pasticcio colorato, un caotico riempimento di un foglio con uno strumento chiamato timbro. 


Non è nemmeno un laboratorio per far mangiare la verdura ai bambini (voi non ci crederete, ma a proposito di questo laboratorio ho sentito dire anche ciò!).

Nel 1974 esce per Giulio Einaudi nella collana Tanti Bambini curata dallo stesso Munari, la prima edizione del libro "Rose nell'Insalata".
In questa prima edizione c'è una manciata di righe che oggi non troviamo più in quella dell'Editore Corraini. 
"(...) Quando la mamma pulisce l’insalata, taglia le foglie vicino al gambo; con un taglio solo le taglia tutte e butta via questo tronchetto con ancora l’attaccatura delle foglie. Ecco dove si nascondono le rose. La mamma non lo sa (...)"

Allora ecco Munari, nella sua immensità. Eccolo che ci offre un gioco che non è un modello che ti rende dipendente, ma che ti insegna a pensare, a guardare ogni cosa con occhi diversi, di scoperta, di invenzione, di stupore. 
Le rose si nascondono nell’insalata, la mamma taglia tutti i giorni la verdura, eppure non lo sa: cosa ci serve per scoprirlo? 
Quanta fantasia, quanto divertimento, si nasconde in gesti o oggetti quotidiani?