giovedì 19 novembre 2015

Senza arte né parte: il lavoretto

Ve lo premetto: sarò senza pietà. 
Non me ne vogliano: i numerosi seguaci di questa pratica, solitamente ferventi sostenitori, né le maestre con cui ho lavorato, o quelle con cui non ho ancora lavorato. Non me ne vogliano i nostalgici, che ricordano i bei tempi andati della loro scuola materna.
Non me ne vogliano neppure le mamme e i papà che davanti al figlio che torna da scuola, con quello fra le mani, si commuovono.
La mia arringa oggi sarà contro il lavoretto.

Già il nome, lavoretto, ci mette sull'avviso: è "qualcosa di poco conto, occasionale; per estensione un oggetto di poco valore, fatto da mani inesperte".

Il lavoretto, che oggi qua e là viene sostituito con un più dignitoso DIY (acronimo di Do It Yourself, letteralmente "fai da te") tiene ancora banco in scuole d'infanzia, materne ed elementari (e pure in certi corsi di creatività per adulti). In alcuni momenti dell'anno è addirittura tutto un affaccendarsi: bisogna fare il lavoretto di Natale! Bisogna fare il lavoretto pasquale! Dai che dobbiamo terminare il lavoretto per la fine dell'anno!!!

Il lavoretto si può classificare a seconda del tema


©Cecilia Ramieri


Natale, Pasqua, Halloween; per la festa della mamma è un tripudio di fiori, per il papà son portachiavi e cravatte. 
Oppure si può catalogare per il materiale usato


©Cecilia Ramieri


Piatti e bicchieri di carta, rotoli di carta igienica ma anche cd, pigne, mollette per il bucato, stecchini dei gelati, fondi delle bottiglie di plastica.

Mi si dirà: che male c'è? Sono materiali di facile reperibilità, c'è il concetto di recupero, di riciclo. E poi sono bambini, basta poco per farli contenti. 

Qualche genitore può facilmente capire il piccolo inganno e notare che gran parte di questo lavoro lo ha fatto la maestra. 
Qualcun altro noterà senza ombra di dubbio un altro piccolo inganno


©Cecilia Ramieri



Per quanto simpatici, teneri, buffi e a volte ingegnosi e ben fatti, tutti i lavori, di tutta una scuola, sono tutti uguali. 

Cominciate a capire come mai ce l'ho tanto con i lavoretti?
Non voglio demonizzare: anche io da bambina ho trasformato il rotolo di carta igienica in qualcosa d'altro, un personaggio oppure uno strumento. E mi sono pure divertita!
Ma era un'attività che facevo da sola, nei miei giochi, un personale esercizio di fantasia, di "cosa mi fa venire in mente", di "cosa può diventare", non l'esecuzione di un progetto altrui. 


©Cecilia Ramieri


Durante l'esecuzione di un lavoretto, quante volte viene detto ad un bambino cosa fare?
Solitamente lo svolgersi dell'esecuzione del lavoretto è l'assemblare qualcosa, il completare l'insieme di istruzioni: un pezzo qui + un pezzo qui + un pezzo qui, ecco che salta fuori il prodotto. 
Ciò non concorre ad allenare la manualità del bambino, né ad insegnargli una tecnica. 
Ciò non sostiene la sua creatività e non amplia le sue conoscenze.
I pezzi sono preparati dall'operatore che ha ideato il laboratorio, e sono tutti uguali, tutti parti di un unico stereotipo. 
E durante il lavoretto, dov'è la parte di sperimentazione? Quando, dove, come, un bambino prova, ricerca, scopre?

Come già vi avevo raccontato qui in un Laboratorio Metodo Bruno Munari® l'attenzione è spostata dal prodotto al processo. 
All'opposto del lavoretto in un Laboratorio Metodo Metodo Bruno Munari® spesso un bambino torna a casa con qualcosa che può essere molto difficile da decifrare per chi non ha fatto il laboratorio. 
Fogli pieni di segni, Libri Illeggibili, Sculture da viaggio; ho visto personalmente genitori chiedere "tutto qui?". 
Nulla a che fare con il rassicurante, semplice, accessibile lavoretto. 

Ma quanta ricerca c'è in un bambino che scopre un pennello e sperimenta in quanti modi diversi può usarlo?




Quanta manualità c'è in un bambino che lavora ogni singola pagina del suo libro illeggibile?



Quanta sperimentazione c'è in un bambino che prova e cerca e trova il modo per far stare in piedi un pezzo di carta solo con piccole pieghe? E poi prova ancora a fare tagli e buchi per vedere fino a quando starà in piedi e quanta luce e ombra ci potrà passare in mezzo?



Ecco, direi che ciò è l'esatto contrario di un lavoretto: qualcosa di grande conto, un oggetto di estremo valore, fatto da mani molto esperte.

3 commenti:

  1. La tua prospettiva è condivisibile.. io stessa, che mi definisco pseudo-creativa mi rendo conto che i bambini copiano, come dici tu seguono delle istruzioni, ma non vengono realmente lasciati liberi di fare, di creare, seguendo solo intuito e ispirazione. E sai perchè? Io credo che il motivo molto banalmente sarebbe che in questo modo i lavori verrebbero drammaticamente diversi l'uno dall'altro, provocando discussioni e molti, se non la maggior parte, sarebbero ancora più sgraziati di quello che già sono così, provocando lo sdegno dei genitori... i bambini di oggi sono un po' vittime di queste pseudo gare tra genitori, sullo stile del "il mio mangia tutto anche i broccoli crudi", "il mio va a letto da solo e si fa anche la camomilla", "il mio sapeva leggere e scrivere a due anni"... come se fossimo in un gara a chi prende più punti. Immaginati cosa succederebbe se all'improvviso quei lavoretti tanto omologati ma sopportabili venissero sostituiti da opere davvero libere dei bambini?? secondo me l'apocalisse ;) Saluti

    RispondiElimina
  2. Non ho mai nascosto che i giochi fatti con mia figlia fossero per me ( e sono). Aurora in realtà è la mia consulente creativa e giudice inflessibile. W il lavoretto ( nel senso di prendiamo ci un po' di leggerezza)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perdonami, ILE-PensoInventoCreo, non capisco il tuo commento.

      Elimina