Bruno Munari ci risponde con il suo solito modo geniale, questo:
Ma cos'è il segno?
Come si fanno i segni?
Prendiamo una collezione di strumenti grafici tutti neri. Questa collezione sarà frutto di una ricerca fatta nel tempo, e potrà ingrandirsi ogni volta che troveremo un nuovo strumento. Proviamo a fare lo stesso segno con strumenti diversi.
Osserviamo come cambia: sottile, spesso, leggero, pesante, delicato, forte, sfumato, pastoso, fine, denso, compatto. Notiamo quante differenze ci sono, quanti segni diversi riusciamo ad osservare e quante parole nuove impariamo, arricchendo il nostro vocabolario.
E se ora tengo lo stesso strumento ma provo a fare segni diversi?
Come ho già spiegato qui, è importante che la sperimentazione non sia finalizzata: non stiamo disegnando, né scrivendo, né facendo forme, né colorando.
Stiamo sperimentando degli strumenti che non conosciamo, oppure strumenti che usiamo spesso ma che qui proviamo in modo diverso.
Anche il diverso uso della nostra mano è oggetto della sperimentazione. Quante azioni riusciamo a compiere: forte, piano, veloce e poi appoggiare, ruotare, strisciare, saltellare...
I bambini per i loro disegni usano principalmente pennarelli o pastelli.
E' vero che vi ho parlato poco sopra di una numerosa collezione di strumenti, ma ora che siamo arrivati fino a qui scopriamo che anche un solo pennarello può mettere in moto la creatività. Volete provare? Diamo un pennarello nero ad un bambino, e molti fogli di carta bianca. Chiediamogli: in quanti modi puoi usare questo pennarello? In quanti modi puoi tenere il pennarello e tracciare dei segni? Quanti segni puoi scoprire o inventare?
Che importanza ha il segno per il disegno? E perché strumenti solo neri?
Seguitemi, poco alla volta lo scopriremo.
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