lunedì 6 febbraio 2017

Partendo dalla fine: cosa posso capire di un Laboratorio e della sua sperimentazione?

Proviamo, per una volta, a fare delle osservazioni - e i ragionamenti relativi- partendo all'inverso.
Un piccolo gruppo di bambini, dai 3 ai 5 anni, durante un Laboratorio Metodo Bruno Munari ®, ha realizzato le opere che vedete qui sotto. 

























Cosa capisco osservando queste opere? Che tipo di attività è stata svolta, in che modo? Mi chiedo spesso cosa pensano i genitori vedendo ciò che hanno fatto i loro figli. Quando loro restano fuori da un laboratorio e non ne seguono le fasi di partenza, di avvio, di sperimentazione, cosa riescono ad afferrare di quello che è stato fatto?
Un laboratorio Metodo Bruno Munari®, che tanto si basa sulla sperimentazione piuttosto che sul prodotto, resta spesso  - con il solo parametro della "bellezza", o della comprensione, dell'opera finale - a lungo incompreso. 

Le otto opere che vedete nella prima foto sono il risultato finale di:
1. Un piccolissimo gruppo di bambini di età diverse, con prevalenza di bimbi molto piccoli (3 e 4 anni);
2. Il secondo laboratorio sul tema del Sole;
3. Il tentativo mirato di conoscere una tecnica: il collage. 

Solitamente comincio i miei laboratori stando tutti seduti in cerchio, parlando con i bambini, facendoci delle domande e, molto spesso, guardando delle fotografie oppure la realtà. 
E' quella fase che io chiamo di "osservazione attiva", o di "riflessione critica". 
A questo piccolo gruppo avevo chiesto cosa fosse il Sole.
Ognuno aveva qualcosa da dire: "una cosa accecante", "che hai bisogno degli occhiali da sole", "che c'è solo di giorno, di notte no, c'è la luna", "fa caldissimo". 
Tutti i bambini erano concordi nel dire che il Sole è giallo. 
Alla mia domanda "che forma ha il Sole", dopo un attimo di silenzio, ancora una volta all'unanimità è stato deciso che aveva la forma di una palla. 
Non interferisco mai con queste domande, mi piace sapere da che punto si parte, e ascoltare le risposte dei bambini è bellissimo. 
Dopo queste prime riflessioni, abbiamo guardato delle fotografie del Sole. 
Insieme abbiamo osservato moltissimi aspetti.


©Cecilia Ramieri

©Cecilia Ramieri

©Cecilia Ramieri

©Cecilia Ramieri

©Cecilia Ramieri

Possiamo disegnarlo con molte tecniche, ve ne parlerò presto. 
Con questo piccolo gruppo, in questo laboratorio di cui vi sto parlando, abbiamo sperimentato il collage. 
Che cos'è il collage?
Un dizionario preso a caso dal web mi dice che " è un'opera pittorica ottenuta con la composizione di materiali vari incollati su tela". 

Il materiale scelto per questo laboratorio è la carta; i bambini sono piccoli, poco abituati a queste attività: voglio offrire loro esperienze piccole, che possano incuriosirli piano piano, condurli tenendo loro la mano, senza stancarli troppo. 




Un Laboratorio Metodo Bruno Munari® è conoscenza di tecniche e strumenti. 
In questo Laboratorio conosciamo che cos'è la fustellatrice




E' uno strumento che piace molto ai bambini, l'ho scelto per coinvolgerli dolcemente, come vi dicevo prima. Non lo conoscono per nulla, se lo conoscono è solo nella versione piccolissima, spesso doppia: la classica bucatrice da ufficio. 
Scoprire dove e come infilare il foglio e calibrare la forza per la giusta pressione non è una cosa semplice. 
Scoprire che, una volta premuto, il foglio appare bucato, e per di più con un cerchiolino staccato, è quasi pura magia, per certo grande soddisfazione. 

Il nostro Sole di forma circolare, lo possiamo però realizzare anche con le forbici, non solo con la fustellatrice. 



Chissà come mai le forbici non vengono considerate "giocattoli": un bambino di tre anni potrebbe passare ore con un semplice foglio di carta e un paio di forbici. 
Imparare ad usare le forbici correttamente resta una grande competenza, spesso totalmente sottovalutata sia dai genitori che dalle scuole. Non di rado mi capita di vedere adulti che sono quasi impacciati nel tenerle in mano, e a questo proposito è vivo in chi lo ha conosciuto il ricordo di Bruno Munari che padroneggiava delle lunghe forbici con grande maestria e con una profonda intelligenza del gesto. 
Sul perché sia così importante lo sviluppo della mano e l'intelligenza del gesto, in tanti si sono prodigati a scrivere e a dire: dalla tanto ultimamente rivalutata Montessori, all'etnologo e antropologo André Leroi-Gourhan.
Io ve ne ho parlato qui.



Una volta preparato tutto il materiale, sperimentate fustellatrice e forbici (non solo dritte ma, come avete potuto vedere dalle foto, anche quelle sagomate), ecco che arriva il collage vero e proprio.
Come si usa la colla? Quanta se ne mette? Come, dove?






Cominciamo con l'imparare che la colla si apre e si gira la rotella sotto, tirando fuori lo stick, quanto bastaNon pochissimo, ma nemmeno troppo, perché si romperebbe. 
Poi impariamo a non incollare sul nostro foglio ma ad appoggiarci su un altro.
Fornisco quindi ad ogni bambino un foglio di giornale: un semplice foglio bianco avrebbe rischiato di creare confusione, la carta di giornale mostra loro che è solo un strumento di supporto. 
Prendendo il pezzettino di carta che vogliamo incollare, ci appoggiamo sul foglio di giornale e passiamo la colla sui bordi e al centro, senza preoccuparci di andare al di fuori. Capovolgeremo poi il nostro pezzetto di carta, per incollarlo sul foglio definitivo. Questo procedimento permette di incollare con precisione, senza che la nostra opera risulti tutta appiccicosa e densa di colla in eccesso. 
Sembra forse banale, semplice, a voi adulti che leggete. E' invece una successione che richiede attenzione e cura ed è l'apprendimento di una tecnica nella sua totalità.

I bambini sono liberi di incollare come vogliono, pur rispettando la regola del foglio di giornale. Non interferisco mai troppo, nemmeno quando le composizioni risultano troppo affollate e rischiando magari di diventare confuse.
Ricordo sempre loro che la regola del quanto basta vale anche in questo caso: non c'è bisogno di riempire un foglio, se ne può tranquillamente usare un altro. Non sempre vengo ascoltata: spesso l'urgenza di fare, di incollare, ha avuto su di loro la meglio; li lascio condurre in pace e con piacere ciò che stanno provando. 
Il fine ultimo non è fare qualcosa di "bello", ma sperimentare, farlo con piacere, scoprire qualcosa, provare, imparare. 
Sono in questo momento grafici ed editori di loro stessi: decidono cosa mettere, quanto, come, dove.



Ecco, più o meno, questo è ciò che si capisce guardando il risultato finale di un Laboratorio Metodo Bruno Munari®.